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Attualità mercoledì 13 settembre 2017 ore 17:59

"Con le barriere non si gestiscono le migrazioni"

L'arcivescovo di Firenze Giuseppe Betori ha concluso l'assemblea del clero a Lecceto con un discorso dedicato a migranti, lavoro e terrorismo



FIRENZE — Parlare di barriere e muri non serve a niente. E fare finta che non ci sia il problema del lavoro nemmeno. Il cardinale Giuseppe Betori, nel suo discorso finale all'assemblea del clero nella nella casa di spiritualità ''Elia Dalla Costa'' a Lecceto, ha tracciato un quadro delle questioni aperte e irrisolte nel mondo contemporaneo. Questioni che, ha detto, interessano da vicino anche l'identità religiosa e culturale della società.

Parlando delle migrazioni, Betori ha ricordato come si tratti di un fenomeno "ancora contenuto nei numeri rispetto ad altre società occidentali ma assai imponente nella percezione che se ne ha e che viene divulgata. Ci troviamo impreparati ad affrontare questo incontro tra popoli, culture e religioni - ha detto - dimenticando che la storia dei popoli, anche del nostro, è attraversata periodicamente dalle migrazioni e che la nostra stessa identità ne è frutto". Davanti alle migrazioni, ha poi aggiunto il cardinale, è necessario porsi "con uno spirito che unisca al tempo stesso accoglienza per l'altro riconosciuto come fratello e consapevolezza della propria identità culturale e religiosa nel momento in cui ci si pone in dialogo. Pensare di arginare i fatti con i muri e i divieti è puramente illusorio; cercare di orientarli attraverso politiche di cooperazione e di coordinamento, come i corridoi umanitari, non solo è saggio ma è anche capace di evitare gli esiti più distruttivi, come le morti in mare, e di generare prassi virtuose, con la prudenza che fa i conti con le concrete possibilità". 

Sul terrorismo, poi, Betori ha spiegato che è "indebita" la connessione "che a volte viene istituita tra la presenza dei profughi richiedenti asilo e gli atti terroristici", terrorismo a cui "si risponde rafforzando le ragioni della nostra identità e reprimendo la violenza in tutte le sue forme". 

Ampio spazio anche al capitolo del lavoro che ancora manca soprattutto ai giovani. "Le crescenti situazioni di povertà e di disagio sociale, che le parrocchie segnalano a livelli sempre critici, hanno alla loro radice la perdita del lavoro o il non averlo mai raggiunto, cui non di rado si connette quello della mancanza di abitazione. A fronte di questi drammi c'è da auspicare ancora maggiore attenzione e incisività da parte della politica. Il tema del lavoro esige da parte di tutti un impegno più sostanziale". 


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