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Attualità venerdì 14 aprile 2017 ore 18:20

I gesuiti chiedono ai migranti di andarsene

Lettera affissa nello stabile occupato dopo il rogo nel capannone di Sesto Fiorentino dove morì Ali Moussa. Su Nardella: "Evita di incontrarmi"



FIRENZE — Il passaggio chiave della lettera scritta da padre Ennio Brovedani è questo: "Cari amici e fratelli somali, la nostra ospitalità e la vostra occupazione dovranno avere un limite a breve termine. Rendetevi disponibili alla trattativa e impegnatevi a lasciare l''immobile nel più breve tempo possibile. Solo camminando insieme potremo uscire con dignità da questa situazione ormai non più sostenibile". 

Un messaggio scritto in due lingue per dire che una soluzione, a tre mesi di distanza dalla tragedia di Sesto e dall'occupazione del palazzo, va trovata. L'immobile, di proprietà dei gesuiti, è tra l'altro al centro di una operazione di compravendita da parte di un ateneo cinese. "Ho già speso quasi 5mila euro di acqua, luce e altro", ha detto Brovedani. Insomma, anche le risorse economiche scarseggiano. 

"Dal 17 gennaio scorso state occupando un immobile privato, già residenza dei padri gesuiti, luogo di culto religioso e in procinto di essere venduto a una grande Università della Cina. Sono pertanto trascorsi quasi tre mesi. So che molti di voi sono consapevoli di aver compiuto un atto illegale, penalmente perseguibile", aggiunge nella lettera Brovedani, ricordando di essersi "opposto alla prospettiva dello sgombero".

"Spesso - racconta - ci rechiamo nei vari uffici della questura e del Comune di Firenze per sollecitare e accelerare il procedimento di rilascio dei titoli di viaggio e altri documenti. Ora però, cari fratelli, dopo circa tre mesi, le mie risorse economiche, ma in parte anche le mie forze, sono quasi esaurite, in ragione delle lentezze e difficoltà burocratiche e dell'assenza di un efficace coordinamento tra tutte le principali istituzioni diversamente coinvolte. Vi chiedo di riflettere, di non irrigidirvi su richieste e pretese che non si riescono a realizzare". 

Nella stessa lettera, Brovedani lamenta anche l'assenza nella vicenda del sindaco di Firenze Dario Nardella dicendo che ha "sempre evitato" di incontrarlo e aggiungendo di ritenere che "non mostra intenzione di inviare assistenti sociali per valutare le vostre richieste".

"Il sindaco, ma anche altre importanti istituzioni, invocano e denunciano il mancato rispetto della legalità e pretendono da parte mia la richiesta di sgombero dell'immobile - si legge ancora - alla violenza della vostra occupazione, con sfondamento di porte, pensano di dover rispondere con la disumana forza dello sgombero, senza previamente tentare delle soluzioni ragionevoli, da entrambe le parti, e senza valutare le dolorose conseguenze di una ulteriore vostra umiliazione". 

Il sindaco, in particolare, ma anche Lorenzo Bargellini, il leader del Movimento di lotta per la casa che aiuta gli occupanti fin dalla notte del rogo, prosegue Brovedani, "finora ha sempre evitato di incontrarmi e di parlare con me. Egli pretende la richiesta di sgombero perché avete violato la legalità. Lo sgombero diviene così la condizione per considerarvi delle persone degne di essere ascoltate, quando anche i più grandi criminali di questo mondo hanno diritto ad una difesa d'ufficio. Non mostra pertanto alcuna intenzione di inviare degli assistenti sociali per provvedere a un vostro censimento e a una valutazione delle vostre richieste".


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