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Attualità mercoledì 15 giugno 2016 ore 11:05

Meyer, un robot che cura l'epilessia

Lo strumento tecnologico è stato adoperato per la prima volta in neurochirurgia su una paziente di 17 anni affetta da una forma gravissima



FIRENZE — Con una paziente di 17 anni con una gravissima forma di epilessia resistente ai farmaci che il Centro di eccellenza di neurochirurgia del Meyer diretto dal dottor Lorenzo Genitori ha iniziato le applicazioni robotiche in Neurochirurgia. 

Il sistema robotizzato dedicato alla neurochirurgia stereotassica ha permesso di realizzare un intervento complesso di Stereoelettroencefalografia (SEEG) in modo rapido e sicuro: 7 elettrodi intracerebrali applicati in meno della metà del tempo che avrebbe richiesto un casco stereotassico tradizionale

A condurlo è stato il neurochirurgo Flavio Giordano, coadiuvato dai colleghi Regina Mura, Barbara Spacca e Massimiliano Sanzo, in collaborazione con l’équipe del Centro di eccellenza di neuroscienze diretto dal professor Renzo Guerrini: i neurologi Carmen Barba e Federico Melani

Ma tra i protagonisti di questa operazione che sposta i confini a vantaggio del piccolo paziente, va collocata anche la Fondazione Meyer che con un impegno economico di 700mila euro ha rinnovato le dotazioni tecnologiche del blocco operatorio del Meyer, donando il robot neurochirurgico, un nuovo sistema di neuronavigazione e un sistema di monitoraggio e stimolazione neurofisiopatologica.

"Apparecchiature innovative - hanno spiegato dal Meyer - che nelle mani di uno staff competente e preparato consente di rendere sempre meno invasive metodiche complesse quale è la chirurgia dell’epilessia. Basti pensare che il posizionamento degli elettrodi è avvenuto in aree eloquenti del cervello, che presiedono al linguaggio e al movimento e che la registrazione Seeg ha consentito all’équipe di Neurochirurghi e Neurofisiologi di definire l’esatta localizzazione dell’area epilettogena su cui intervenire e delle aree eloquenti da risparmiare nell’intervento di resezione da realizzare a breve". 

“Già nella sua prima applicazione - ha spiegato Flavio Giordano - il robot ha consentito di realizzare un intervento molto complesso in modo più agevole, con maggiore precisione e accuratezza. Riguardo alle altre possibili applicazioni, il robot consente di effettuare un ampio spettro di procedure neurochirurgiche funzionali come ad l’impianto di elettrodi per la stimolazione cerebrale profonda (DBS), ma anche procedure neuroendoscopiche, biopsie cerebrali e molte altre applicazioni cliniche e di ricerca”.

"Le frontiere della tecnologia medica si spostano sempre avanti e pongono sfide sempre più impegnative - è stato il commento dell'assessore al diritto alla salute Stefania Saccardi - Utilizzando il robot stereotassico in neurochirurgia, il Meyerraccoglie la sfida e si colloca in un panorama internazionale per la chirurgia dell'epilessia e le più avanzate applicazioni in ambito neurochirurgico e neurologico. Un grazie al dottor Lorenzo Genitori e a tutta la sua équipe, e alla FondazioneMeyer, che con un grosso impegno economico ha reso possibile il rinnovo della dotazione tecnologica del blocco operatorio".

Il robot stereotassico Neuromate Renishaw® è un esempio di apparecchiatura elettromedicale avanzata, in cui la meccanica di altissima precisione e l’elettronica di ultima generazione sono state fuse insieme per realizzare un sistema di assistenza al neurochirurgo fondamentale: un braccio guidato da un sofisticato sistema permette il posizionamento e l’esecuzione di interventi neurochirurgici di altissima precisione. Questa apparecchiatura, divenuta insostituibile nella terapia chirurgica, nella diagnostica e nella ricerca, è disponibile al Meyer di Firenze.

Ma altre sono le nuove tecnologie acquisite come il sistema di neuronavigazione di ultima generazione. La sala operatoria di neurochirurgia utilizza già da oltre dieci anni sistemi di neuronavigazione che permettono, grazie a tecnologie sofisticate di rilevamento elettromagnetico ed ottico, di “visualizzare” all’esterno della scatola cranica le aree interessate dalle neoplasie o dalle patologie non tumorali ed attraverso un complesso sistema di localizzazione geometrica consentono la definizione precisa delle aree sulle quali il neurochirurgo dovrà intervenire, assistendolo anche nel percorso per raggiungerle. Grazie alla donazione della Fondazione Meyer è possibile disporre da oggi di un sistema di neuronavigazione di ultima generazione.


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