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Cronaca sabato 04 marzo 2017 ore 11:31

Genitori anziani e disperati e poi tre colpi

Ci sarebbe la preoccupazione per la figlia paraplegica alla base della decisione di Guerrando Magnolfi di uccidere lei e la moglie e poi di spararsi



CAMPI BISENZIO — Le tre bare di Guerrando Magnolfi, della moglie Gina Paoli e della figlia Sabrina hanno lasciato da poco l'abitazione di via Brozzi dove questa mattina alle 7.30 si è consumata l'immane tragedia di un omicidio-suicidio probabilmente dettato  solo dalla disperazione. Le indagini sono ancora in corso ma sembra che alla base del gesto non possano esserci motivi economici o dissidi in famiglia. Solo la preoccupazione e il tormento di due genitori anziani per la figlia tetraplegica, una disabilità grave, che poneva troppi interrogativi angoscianti sul futuro della donna.

Guerrando Magnolfi aveva 84 anni, la moglie 81 e Sabrina 44 anni. I tre corpi sono stati trovati sdraiati sul letto matrimoniale, composti. Secondo le prime ricostruzione è stato il padre a premere il grilletto di un fucile contro la moglie e la figlia e poi contro di sè. Lì accanto un biglietto con poche, semplici disposizioni testamentarie (vedi articoli collegati). Quando basta per avvalorare sempre più l'ipotesi di un gesto concordato fra moglie e marito. L'ultimo atto d'amore verso quella figlia tanto amata e sfortunata.

L'allarme è scattato dopo che alcuni vicini hanno sentito l'eco degli spari. Un nipote della Guerrando Magnolfi, Marcello Mini, ha raccontato di aver parlato con lo zio la sera prima, concordando di andare tutti insieme a messa nel pomeriggio di oggi. "Era una famiglia normale, non c'erano problemi economici - ha raccontato il nipote ai microfoni della Rai - Sì, mia cugina era disabile, ma era una disabilità fisica, non mentale. Non ho avvertito alcun segnale di sconforto particolare. Si pensa sempre che queste cose succedano ad altri. In questa vicenda non c'è da incolpare nessuno".


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