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Attualità giovedì 09 aprile 2020 ore 19:30

Botteghe anti Covid ma rischiano di scomparire

In foto una bottega di vicinato

Oggi qualcuno piange per la chiusura di quei negozi di vicinato che avrebbero fatto comodo per i rifornimenti durante l'emergenza sanitaria



FIRENZE — Rischiano di scomparire definitivamente eppure l'importanza delle botteghe è tutta nelle immagini che scorrono sui social network "al tempo del Coronavirus". Sono tornate ad essere un punto di riferimento per il vicinato, drogherie, macellerie, latterie, ortolani e tutte quelle attività che hanno caratterizzato un'epoca ma negli ultimi anni sono sparite dalle strade della città e rischiano di scomparire ulteriormente quando ci sarà la ripartenza.

A raccontarlo sono gli stessi commercianti che, raggiunti da QuinewsFirenze, hanno tracciato un quadro della Firenze 2020.

Dal centro alla periferia ogni giorno sono aperti e pronti a raccogliere le ordinazioni dei residenti del vicinato, anche coloro che da anni non si affacciavano più in negozio perché abituati alla spesa nella grande distribuzione.

"Ma qui non c'era un panificio?" è una delle tante domande che qualcuno si è sentito porre con il cuore in gola "Sì, c'era. C'è stato per tanti anni. Poi ha chiuso". E lo stesso vale per la pescheria e per la macelleria che i 40enni si ricordano ma non trovano più lungo la strada.

Donella, esercente di via Manni a Coverciano racconta "Lavoro dalla fine degli anni '70 quando c'erano in zona due pescherie, diverse macellerie ed ortolani, negozi di alimentari ed il forno. Oggi abbiamo una macelleria, forni zero, e due alimentari. Avevamo tre mesticherie, oggi non ne è rimasta nessuna. I piccoli non possono fare concorrenza alla grande distribuzione se non nei servizi. Lo vediamo oggi con gli ordini, la spesa personalizzata e le consegne a domicilio".

Riccardo, esercente del Ponte Rosso commenta "Siamo aperti e cerchiamo di fornire un servizio al vicinato. Dobbiamo essere grati di poter mantenere aperta l'attività, questo è il primo pensiero adesso". Riccardo ha fatto dei video per invitare i clienti a telefonare o inviare messaggi mail e Whatsapp per gli ordini e a non recarsi in negozio per ridurre il contagio "Non preoccupatevi - ha detto - mi dite cosa vi serve e vengo io da voi, sarà un piacere vedervi anche se a distanza di sicurezza". A pochi metri da Riccardo c'è Luca, anche lui ha aperto un canale Whatsapp per ricevere gli ordini di pane, latte, salumi e generi alimentari ed ogni giorno prepara i prodotti al banco per l'imbustamento veloce. In zona hanno chiuso recentemente una macelleria ed una latteria che oggi i passanti cercano con lo sguardo soffermandosi davanti al bandone abbassato.

Gabriella esercente di Novoli commenta "Le cose stanno andando male. Abbiamo chiesto ed ottenuto di non pagare la nettezza urbana, poca cosa ma tutto fa in questo momento. Per quanto riguarda i 600 euro poi, ma chi li ha visti?".

Anita da via Romana a Porta Romana racconta "Qui sono aperti solo gli alimentari ed un negozio di elettronica per la riparazione di telefoni e computer. Noi commercianti siamo in grande difficoltà perché stiamo pagando l'affitto e le bollette anche adesso che non incassiamo nulla. Ho sentito che forse scaleremo il 60 per cento dell'affitto con le prossime imposte però ora dobbiamo pagare con i risparmi e chi non ne ha? Il bonus di 600 euro è inferiore al reddito di cittadinanza ed è difficile accedervi. Come al solito le Partite Iva sono abbandonate. Se non ci saranno aiuti concreti in molti chiuderemo le attività". 

I buoni spesa forniti a chi è in difficoltà economica possono essere spesi anche nei negozi di vicinato. Tanti sono gli esercenti che si sono attivati per fornire sostegno alle famiglie in difficoltà fornendo spese gratuite in maniera più o meno anonima ai propri clienti. C'è chi il pomeriggio chiude e lo dedica alle consegne e chi a fine giornata mette insieme i prodotti per confezionare dei cestini da donare agli anziani del quartiere ed alle persone in difficoltà economica.


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