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Attualità venerdì 15 maggio 2020 ore 13:30

Settanta sarte per trentamila mascherine

mascherina

Impressionante risultato del lavoro svolto dalle volontarie che hanno unito le forze a partire da un gruppo Whatsapp di Grassina contro il Covid



BAGNO A RIPOLI — L'antica arte della sartoria che nel fiorentino è fiorita e si tramanda di generazione in generazione si rivela un baluardo anche nella lotta al Covid-19. Sono state oltre 27.000 le mascherine realizzate a mano in cotone idrorepellente e lavabile dalle 70 volontarie che si sono raccolte attorno al gruppo Whatsapp chiamato “TutteInsiemePerEsistere” nato a Grassina. 

Un lavoro, si legge in una nota del Comune, nato spontaneamente dalla voglia di aiutare il prossimo e proseguito in collaborazione con il Comune, che ha sostenuto l’iniziativa incaricandosi della raccolta e della distribuzione ai cittadini attraverso la Protezione Civile comunale e le varie associazioni di volontariato.

L'asso nella manica di questa grandissima produzione? La disponibilità di una sarta grassinese, che con la propria taglierina ha tagliato tutte le mascherine prodotte.

Oltre 7.000 mascherine sono state cucite su misura per i bambini e a loro distribuite insieme a una lettera in cui si spiega come utilizzarle. Le taglie sono tre: 2-7 anni, 8-11 anni, 12-15 anni. 

I dispositivi di protezione individuale cuciti dalle sarte sono stati distribuiti in parte “casa per casa” dal Comune, e in parte attraverso i negozi di Bagno a Ripoli, che hanno devoluto il ricavato della loro vendita alla Onlus dell’Ospedale Santa Maria Annunziata.

Un ulteriore “lotto” di mascherine colorate (per bambini e per adulti) sarà distribuito tramite i negozi a partire dai prossimi giorni. In questo caso il ricavato andrà a sostenere la Onlus “Un petalo per Margherita”, per la ricerca scientifica contro l’atassia di Friedrich.

E poi c'è il tessuto avanzato che servirà a produrre altre mascherine per i detenuti del carcere di Sollicciano in collaborazione con la Onlus fiorentina per i diritti dei detenuti “Pantagruel”: saranno circa 2.000. 

Ultimo dettaglio, non da poco: le cucitrici vogliono restare anonime. Dicono solo questo: "L’età delle cucitrici varia molto, dalle 30enni che svolgono le professioni più disparate ma cuciono per tradizione familiare, fino ai 90 anni di una sarta di Antella. Alcune di noi, che hanno un’attività in proprio, hanno collaborato in silenzio, senza cercare pubblicità. Per altre, questa attività ha contribuito al superamento di momenti di solitudine e di tristezza. Quando l’emergenza sarà passata faremo un pranzo tutte insieme. Anche perché alcune si conoscevano solo di vista e si sono unite proprio grazie a questa attività”.


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