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Attualità venerdì 10 aprile 2020 ore 16:00

Una rete di vicinato produce le mascherine in casa

Andrea Pazzaglia racconta a QUInewsFirenze il progetto senza scopo di lucro che prevede di confezionarle a casa e distribuirle nei negozi di vicinato



FIRENZE — Tessuto non tessuto da 70 grammi, doppio strato, ed elastici da sartoria, queste le materie prime acquistate dall'architetto marchigiano Andrea Pazzaglia che dopo 10 anni sente Firenze come casa sua ed ha ideato il progetto WobyMask riunendo sarte, residenti e commercianti in una rete che distribuisce 300 mascherine ogni giorno.

Come è nata l'idea?

"Il progetto è nato la settimana successiva all'inizio dell’emergenza Covid-19 con l'obiettivo di creare un movimento nazionale per sopperire all’emergenza. E' nato nello storico quartiere di San Niccolò per poi espandersi in tutta la città ed ha varcato i confini regionali. Collaborano sarte e sarti, persone che sanno cucire, decoratori, residenti membri di comitati cittadini e commercianti di vicinato".

Il progetto come si articola?

"L’acronimo viene da Way of beauty - Beauty is the way, dalla convinzione che le mascherine debbano essere belle, non solo l’oggetto in se' e per questo ringrazio i comitati di San Niccolò e soprattutto il Comitato Cittadini per Firenze, composti da persone speciali che prestano il loro aiuto non solo durante le situazioni di emergenza. Con pochi euro mi è stato possibile acquistare il materiale per realizzare le mascherine all’interno del quartiere, attraverso l’aiuto di tutti, 500 euro circa per comprare un rotolo di tessuto non tessuto e l'elastico direttamente dal fornitore, per realizzare almeno 5000 mascherine. Fin da subito mi è sembrato che attraverso un processo di coinvolgimento potesse essere possibile produrre mascherine per me e per gli altri, donandole a chi è impegnato in prima linea”.

La produzione parte da una catena di solidarietà?

"E' molto semplice, l’investitore acquista dal fornitore un rotolo di tessuto e il filo elastico, coinvolge una persona che sa cucire, coinvolge poi un esercente che si trova nei paraggi sfruttando il rapporto che c’è tra le persone del quartiere e lascia un deposito di mascherine e un salvadanaio per le donazioni relative ai costi vivi. Dieci mascherine lasciate per ogni punto, ogni giorno, permette di contarle e di non coinvolgere in maniera eccessiva il volontario, permettendogli di essere partecipe e non schiavo del suo stesso volontariato. Oggi abbiamo realizzato una mappa per conoscere i punti di distribuzione e con ben 35 volontari ogni giorno vengono distribuite 300 mascherine, un numero che è destinato a crescere e che ovviamente è solo un minimo".


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