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Attualità martedì 19 maggio 2020 ore 13:52

Eccezionale scoperta tra le volte della Specola

In foto uno degli oggetti scoperti nel pavimento

Durante i lavori di ristrutturazione da una una cavità nel pavimento sono emersi alcuni oggetti databili all'epoca di Pietro Leopoldo di Lorena



FIRENZE — Durante i lavori di riqualificazione del Museo della Specola in via Romana, sono stati rinvenuti al di sotto del pavimento di una stanza più di venti tra vasi e orci in terracotta, databili a partire dal XIV secolo.

Soddisfazione è stata espressa da parte del Soprintendente per l’Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la città metropolitana di Firenze e per le province di Pistoia e Prato, Andrea Pessina, e del Presidente del Sistema Museale di Ateneo, Marco Benvenuti, durante il sopralluogo congiunto dei giorni scorsi.

L’eccezionale ritrovamento è avvenuto in occasione dei lavori propedeutici al consolidamento delle volte del cortile di Palazzo Bini Torrigiani, patrimonio dell’Università.
Gli oggetti, recuperati tra il piano di calpestio e la superficie esterna della volta, permettevano secondo una tecnica costruttiva largamente impiegata, l’alleggerimento della struttura. Se ulteriori indagini consentiranno di stabilire provenienza e datazione, il loro posizionamento, probabilmente, è riconducibile agli interventi promossi negli anni Settanta del XVIII secolo quando il granduca Pietro Leopoldo di Lorena finanzia ingenti lavori di ristrutturazione per adibire il palazzo Bini Torrigiani a Gabinetto di Fisica e Storia Naturale.

Si tratta di vasi di grosse dimensioni, fra cui una conca per agrumi, e numerosi orci, per lo più “a beccaccia”, che prendono il nome dalla forma del versatoio, simile a quella del becco di un uccello. Alcuni degli orci portano impresso il marchio di tre gigli fiorentini. Gli oggetti provengono da manifatture imprunetine e in particolare su di uno di essi vi è apposto il nome della fornace di provenienza. Sono quasi tutti integri, sebbene taluni riportino cretti e fenditure, presenti forse fin dal momento della produzione oppure causati dall’uso prolungato. Ad una prima valutazione risulterebbero materiali di riuso provenienti forse dalle stesse botteghe della zona di via Romana o dalle cantine del palazzo. Il recupero degli oggetti, alcuni dei quali posizionati in senso verticale e altri in senso orizzontale in punti diversi del solaio, a seconda della curvatura della volta, è stato accuratamente effettuato dalla ATI appaltatrice Romeo Puri Impianti che esegue i lavori per conto dell’Università di Firenze.


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